Insieme

La profezia del pane, Corpo di Cristo

Nella storia del pane è racchiusa la vita del cristiano. E’ Gesù ad indicarci questa similitudine, quando Lui per primo, nell’ultima cena ha preso un pane e ha detto: “Questo sono io, questo è il mio corpo” (Mc 14,22)

Il pane viene dal frumento, dall’acqua e dal fuoco. Ogni chicco di frumento, chiuso in se stesso, è chiamato a uscire da sé, a farsi macinare per non essere più chiuso nel suo guscio, per diventare parte di una realtà più grande: l’impasto. E ciò che tiene uniti tutti i chicchi macinati è l’acqua. E l’impasto, cotto al fuoco del forno, diventa pane. Così che al chicco di frumento che muore a se stesso la vita non è tolta, ma trasformata; in una realtà che, se fosse rimasto chiuso nel suo guscio, il chicco non avrebbe mai potuto nemmeno immaginare.

Dobbiamo riconoscere che noi cristiani abbiamo smarrito, anche a causa della cultura in cui viviamo, questa identità comunionale. Al punto che la partecipazione alla vita comunitaria non è più sentita come essenziale, ma come un’aggiunta, un di più, oltre la vita personale, già piena di tante cose. Tanti, anche cristiani, vengono agli appuntamenti e nei luoghi della comunità come si va al supermercato: a prendere ciò che interessa e poi si torna a casa. Molti, anche praticanti, vengono alla messa, ma per un bisogno personale, e così si è in chiesa insieme agli altri, ma come tanti “da soli”. Molti giustificano la loro assenza dalla vita della comunità con i tanti impegni, il lavoro, la dedizione alla famiglia, considerando quindi la comunità come un di più, e non come una parte essenziale di sé e della propria vita.

I luoghi della vita sociale in cui ci si ritrova in tanti, ma dove agli altri non interessa che ci sia anch’io, o dove a me non interessa che ci siano anche gli altri, sono definiti “non-luoghi”. E così, anche il luogo della comunità cristiana, dove ci si riconosce per l’immagine di Cristo impressa nei cuori e sui volti diventa un non-luogo. Che un fratello o una sorella ci sia o meno, poco importa. Che io ci sia o no, poco importa…

La comunità cristiana è profetica nel suo abitare i luoghi che la caratterizzano, e nell’abitare tra le case degli uomini, proprio per questo stile di vita che rompe le barriere dell’indifferenza, che crea legami oltre quelli funzionali del lavoro o quelli amicali delle simpatie. Riconoscendosi in quel pane in cui Gesù stesso si è riconosciuto, i cristiani si spezzano e si danno perché hanno a cuore non la propria salvezza, ma quella di tutti; non il solo proprio benessere, ma il benessere di tutti.

La storia del pane racconta con evidenza l’esito fallimentare della cultura in cui viviamo e nella quale stiamo facendo crescere le nuove generazioni: se il chicco non esce dal proprio guscio seminato nella terra per diventare nuova pianticella di frumento, o per diventare farina, rimane sterile. Se il pane non si spezza e non si dona, ma si risparmia e si conserva tutto intero, prima o poi diventerà raffermo, e poi ammuffito. E non sarà più buono nemmeno per chi l’ha preservato integro con tanta cura.

don Andrea