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Avvento di Carità (3). Ho udito il grido del mio Popolo e sono sceso a liberarlo

Le parole, con le quali ho voluto intitolare questa riflessione, come ben sappiamo, sono tratte da Es 3,7-8, il nucleo centrale di quel libro, che a sua volta rappresenta il filo rosso, che attraversa l’intera Bibbia.

Il Popolo d’Israele si costituisce attorno all’esperienza di essere stato ascoltato e scelto da JHWH, mentre gridava al Cielo, schiacciato dall’ingiusta oppressione egiziana. Ma esattamente in questa condizione, di oppressione e di lotta per la liberazione, esperimenta l’incredibile Giustizia dell’Eterno, che condivide fino in fondo il suo cammino di liberazione.

Ecco, allora, che questa terza riflessione d’Avvento ci riporta al cuore stesso della fede biblica. Infatti, per questa settimana vorremmo mettere a fuoco il senso e la missione del Centro d’ascolto, all’interno della Caritas e più in generale nella vita della comunità cristiana.

Purtroppo, in molti casi, non ultimo anche nella nostra Comunità pastorale, il Centro d’ascolto viene visto come una piccola ONG, a cui delegare i poveri ed i loro problemi. Addirittura succede che le stesse amministrazioni comunali preferiscano puntare sulla politica-spettacolo, delegando alla Caritas la gestione dei poveri.

E allora qual è la vera “mission” del Centro d’ascolto, come si usa dire oggigiorno?

Il Centro d’ascolto è quel gruppo di persone, che a nome dell’intera Comunità cristiana cerca di ascoltare ed accogliere il grido dei poveri e degli ultimi. È una sorta di sguardo e di udito della Chiesa, che raccoglie il grido di chi non ce la fa ad andare avanti e cerca un aiuto.

Detto ciò, sbaglierebbe totalmente chi pensasse che il Centro d’ascolto ha il compito di risolvere i problemi dei suoi utenti; oppure, peggio ancora, dovesse farsene carico fino alla loro discesa nella tomba. Certamente gli operatori del Centro d’ascolto si fanno carico delle persone in difficoltà, ma con due attenzioni ben precise. Da un lato cercano di conoscere la storia dei loro utenti, così da poter predisporre un percorso di emancipazione.

Dall’altro hanno il compito sensibilizzare l’intera Comunità cristiana perché tutti si sentano chiamati in causa a fare qualcosa per liberare gli ultimi dalla loro condizione di subalternità.

In questo percorso, articolato e sinergico, il Centro d’ascolto, assieme agli altri settori della Caritas, deve necessariamente interagire con le istituzioni pubbliche ai più diversi livelli. Ciò perché le risposte, di medio e lungo ter-mine alle povertà più gravi, possono essere date solo dai vari organi dello Stato.

Questo non significa un abbandono, o uno scaricare i poveri all’ente pubblico. Tutt’altro!

Compito della Caritas è coscientizzare i poveri circa i loro diritti/doveri e farsi loro compagni di viaggio, perché la loro dignità di cittadini, prima ancora che di Figli di Dio, sia riconosciuta e possa realizzarsi in pienezza.

Purtroppo, a causa di un certo clima culturale sfavorevole e per l’inguaribile burocrazia dei nostri enti pubblici, a volte questa alleanza con i poveri può esigere in egual misura competenza e determinazione, per superare le innumerevoli barriere burocratiche e qualche preconcetto politico.

Alla luce di quanto fin qui detto, per questa settimana proponiamo come opera-segno l’impegno nel servizio del Centro d’ascolto. In questi giorni il Centro d’ascolto apre solo il giovedì pomeriggio, a causa della pandemia. A regime dovrebbe riaprire anche il lunedì. Attualmente gli operatori sono cinque, ma solo tre possono fare l’attendimento al pubblico.

Certamente un numero di operatori più consistente permetterebbe di offrire ai numerosi utenti un servizio più qualificato.

don Marco