“Qui non si tratta, infatti, di mettere in ristrettezza voi per sollevare gli altri, ma di fare uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: Colui che raccolse molto non abbondò, e colui che raccolse poco non soffrì l’indigenza.” (2Cor 8,13-15).
Questo testo tratto dalla Seconda Lettera di San Paolo ai Corinzi penso dia il senso giusto dell’opera-segno, che vorremmo proporre per questa settimana. Anzi, a dire il vero, ai Corinzi veniva chiesto in qualche modo di mettere mano al loro portafoglio, per soccorrere alle necessità della Chiesa di Gerusalemme.
Nel nostro caso si tratta letteralmente di non buttare al macero i frutti della nostra abbondanza. Infatti, nel nostro sistema economico, ingiusto ed assurdo, anche noi che godiamo di un certo benessere veniamo continuamente sfruttati in almeno due sensi. Innanzitutto veniamo costretti a ritmi di lavoro sempre più frenetici e stressanti, per poi venire indotti compulsivamente a consumare, affinché il sistema non si fermi. Prova ne è il fatto che, anche di fronte al rischio di contrarre il virus, l’urgenza di produrre e consumare è più forte. Alla faccia di tutte le raccomandazioni scientifiche di questo mondo.
Non solo! Poco c’importa se in questa logica assurda stiamo mandando in fumo le risorse del Pianeta, che dovrebbero servire per i nostri successori.
Ecco allora che la logica del riciclo e della condivisione non solo può essere una mano tesa ai poveri, ma può essere anche un piccolo contributo a quell’Ecologia integrale, egregiamente illustrata da Papa Francesco nella “Laudato sii”.
Con queste semplici, ma dense motivazioni, vorremmo dar vita all’interno della nostra Caritas al guardaroba degli abiti usati. Ovviamente il guardaroba non è la discarica degli abiti inutilizzabili. Per questo ci sono già i due cassonetti di fronte alla Chiesa di Dervio.
Ciò che s’intende avviare è un guardaroba permanente di abiti dismessi, ma ancora in buono stato, che possono essere riciclati per persone non abbienti, o per chiunque volesse acquistarli facendo una semplice offerta. Se, come già avviene in molte parrocchie, riusciremo ad organizzare questa semplice realtà del guardaroba, produrremo almeno quattro effetti benefici.
Innanzitutto quello di poter dar un aiuto a chi non può permettersi di cambiare il suo guardaroba ad ogni stagione. Il secondo è quello di dare il nostro contributo per la riduzione dei rifiuti. Il terzo, collegato al secondo, è quello di ridurre il consumo di materie prime, per la produzioni di sempre nuovi beni. Il quarto, infine, è quello di alimentare la cassa della Caritas, per far fronte alle molteplici necessità dei nostri poveri.
Detto ciò, vorrei precisare che l’opera-segno di questa settimana non è ancora la raccolta degli abiti usati.
Quella potrà avvenire solo più avanti, quando si sarà costituito il Gruppo Guardaroba, ovvero quelle donne ed uomini volontari, che si occuperanno delle recezione e cura degli abiti, perché possano essere riutilizzati. Pertanto chiediamo a tutte le donne e a tutti gli uomini sensibili a questo progetto, che si facciano avanti, dando il loro nominativo.
Potete rivolgervi direttamente a noi sacerdoti, oppure alla sig.ra Cassinelli Claudia (0341-850534).
I poveri ed il Pianeta Terra attendono la nostra risposta generosa!
don Marco