Insieme

Che meraviglia IL DONO CHE FAI DI TE! A occhi aperti verso la Pasqua

La storia che abbiamo ascoltato nel vangelo della domenica delle Palme inizia con lo squisito gesto di amore di una donna, Maria, sorella di Lazzaro, che rompe un vasetto di alabastro e cosparge di profumo preziosissimo i piedi di Gesù.

Un gesto che richiama l’abbondanza, lo spreco, l’eccesso: quel profumo – Giuda lo fa notare a Gesù – valeva più di trecento denari, equivalenti al salario di un anno di lavoro. Trenta pezzi d’argento – che corrispondono a un denaro, il prezzo di uno schiavo – è quanto contratta Giuda per la vendita di Gesù.

Quanto vale la vita di Gesù per Maria! E quanto poco vale per Giuda! Proprio di fronte al gesto generoso della donna, Giuda prende la decisione di recarsi dai sommi sacerdoti per consegnare loro Gesù. E Gesù, invece, proprio da quel medesimo gesto prende spunto per iniziare dal Cenacolo il dono di sé, un dono abbondante, esagerato, totale.

Gli uomini di lì a poche ore romperanno il vasetto di alabastro sulla croce e da quel legno di morte si sprigionerà un profumo che andrà ad inondare il mondo intero. Ma, come una sola donna aveva anticipato quel dono nel suo amorevole gesto di venerazione sui piedi di Gesù, così un solo uomo – il centurione romano, un pagano dunque – sembrerà avvertire il profumo di Dio diffondersi dal legno della croce: solo lui, infatti, «avendolo visto spirare in quel modo, dirà: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!”».

Fra il gesto di quella donna e le parole di quest’uomo è racchiusa la storia della nostra salvezza. Una storia in cui siamo chiamati a leggere tutti i nostri dolori, ma da cui scaturisce anche ogni nostra speranza. Se il Padre celeste avesse pronunciato una parola e fosse intervenuto in qualche modo a impedire la croce di suo Figlio o anche solo ad alleviarla, avremmo potuto dar credito alle nostre lamentele circa il Dio assente e anche un poco distratto che non fa nulla quando noi siamo nella prova. Invece, Dio tace, e il Figlio consegna tutto al Padre, dandoci l’esempio di come vivere da figli ogni situazione della vita, fidandoci e affidandoci all’amore del Padre, non da una cattedra universitaria ma dal legno della croce.

A noi in questa Settimana Santa – ancora segnata dalla pandemia – non resta altro da fare che rompere il vasetto duro delle nostre abitudini pagane, della vita che spendiamo dimentichi di Dio, e versare il nostro tempo come prezioso profumo sulla vicenda di Gesù. Ripromettiamoci di seguirlo, nelle celebrazioni del Triduo pasquale.

don Andrea