Insieme

« Parigi val bene una messa »

Il celebre detto risale alla fine del ‘500 quando la Francia era devastata da una terribile guerra civile. Il conflitto è conosciuto come la guerra dei “tre Enrichi”: Enrico di Navarra alla guida degli Ugonotti che erano di religione protestante; Enrico di Guisa con la Santa Lega che era cattolica; Enrico III che era il re di Francia. Alla fine della sanguinosa guerra vinse Enrico di Navarra che abiurò il calvinismo per il cattolicesimo pur di conquistare Parigi, nella quale fu incoronato re nel 1594. Si dice che, prima di farsi cattolico, abbia pronunciato appunto la celebre frase “Parigi val bene una messa” perché disposto a rinunciare alla sua religione calvinista, e di farsi cattolico, pur di conquistare il regno di Francia. Perché vi racconto questo aneddoto?

Lunedì mattina scorso, ho scoperto che la mia auto nella notte è stata segnata: una profonda riga nella carrozzeria che la attraversa per tutta la fiancata destra. “I segni segnano – mi sono detto – ma che cosa significa?”.

Può essere un segno senza significato, lasciato da qualche buontempone che passava annoiato dalla piazza quella notte; può essere “una ragazzata” – come ha sentenziato sicura una signora sull’età, di passaggio quella mattina. Ma c’è anche il fatto che il giorno prima su questo foglio parrocchiale e negli avvisi alle messe, abbiamo annunciato la sospensione della messa domenicale, che si celebra a Dervio, tra luglio e agosto alle ore 20. “Potrebbe anche essere il segno lasciato da qualcuno che non è d’accordo con questa decisione” – mi sono detto. «La messa delle 20 val bene un’auto sfregiata» – deve aver pensato l’autore del deplorevole gesto. Ritengo che questo gesto non abbia ferito il vostro parroco, ma la comunità cristiana: questo segno l’ha fatto chi a messa ci viene, chi si ritiene un “vicino” e preferisce affrontare le questioni in modo subdolo e senza metterci la faccia, piuttosto che in un confronto schietto con il Vangelo in mano. Un “vicino” da cui ti aspetteresti che si mettesse in gioco per fare la sua parte affinché i problemi vengano risolti; in cui ti aspetteresti di trovare collaborazione per andare a cercare i “lontani” e per servire i più poveri; in cui spereresti di trovare ancora un po’ di curiosità per il gusto della fede, invece che il desiderio di una stanca e rassicurante ripetizione di riti, per di più all’orario congeniale. A tutto questo ha rinunciato la persona che avesse compiuto questo gesto pur di affermare le proprie ragioni sopra a tutti. «La messa delle 20 della domenica val bene un’auto sfregiata».

Non voglio ostinarmi a pensare che ho trovato la mia auto segnata per la decisione di sospendere quella messa. Ma i segni segnano, e fanno pensare. E allora voglio cogliere l’occasione di questa improbabile coincidenza per interrogarmi e per interrogare, perché si svelino le intenzioni dei cuori: anche se non ci fossero persone nella comunità che osassero gesti inconsulti come questo, tuttavia ci sono persone che restano nell’ombra e non hanno il coraggio di dichiarare le loro posizioni e di confrontarsi quando ci incontriamo nella comunità.

Sono stato inviato qui come parroco, volutamente scelto ancora “giovane”, con il mandato di “tentare qualcosa di nuovo”. All’inizio del mio terzo anno tra voi, chiedo a quanti si riconoscono nella comunità di dichiararsi e prendere posizione. Interpreto il mandato che mi è stato dato come occasione per interrogarci sul senso di ciò che viviamo e celebriamo, mossi dal Vangelo, per dare vitalità alla nostra fede e riscoprire quei tratti che la rendono attraente innanzi tutto per noi, e poi anche per quanti si sono allontanati, e per consegnarla in modo fresco alle generazioni più giovani.

Ma se la comunità dei “vicini” non ritiene questa prospettiva come un’opportunità, allora non si faccia come l’anonimo autore dello sfregio, che rimane nell’ombra insieme alle sue misteriose intenzioni. Se ne parli e ciascuno si prenda la responsabilità delle proprie scelte riguardo alla vita comunitaria, compresa quella di chiedere al Vescovo un nuovo parroco, forse più “anziano”, più “tradizionalista”, di sicuro che non si faccia troppe domande.

don Andrea