Insieme

Per molti, per pochi o per tutti?

Il messaggio convergente delle tre letture di questa seconda domenica di Avvento annuncia che a ogni uomo è offerto di diventare figlio del Regno. L’alleanza con Dio in Gesù non è selettiva, non conosce extra-comunitari o porzioni di umanità escluse dalla salvezza.

Suona del tutto inattesa e sorprendente la profezia di Isaia che, nella prima lettura, annuncia il giorno in cui «Israele sarà il terzo con l’Egitto e l’Assiria, una benedizione in mezzo alla terra». Motivo di questa amicizia tra popoli in precedenza nemici (Egiziani ed Assiri sono stati atroci nemici di Israele) è il legame che anch’essi intratterranno con il Signore.

L’annuncio che Paolo è stato incaricato di diffondere e che lui considera una grazia è indirizzato, secondo quanto lui stesso scrive agli Efesini (seconda lettura), «alle genti». Si tratta dei popoli cosiddetti “pagani”, coloro che non appartengono al popolo eletto e non godono del legame di alleanza con il Signore Dio.

La ragione di questa universalità – dice Paolo – risiede nel fatto che Dio è «creatore dell’universo», all’origine quindi di tutto ciò che esiste e di ogni etnia umana che popola la terra. L’universalità è termine che indica il convergere in uno dei diversi. Non perché ciascuno perda la propria identità a favore di un confondersi omogeneo delle identità dei singoli. Infatti non si può amare l’altro se non si ama la propria cultura, le proprie radici, la propria storia, come punto di partenza. Ma al tempo stesso è necessario aprirsi, per ricevere dagli altri. In fondo tutti gli esseri umani sono frutto dell’interscambio di culture, del fluire dall’occidente all’oriente dal sud al nord. L’estinzione di un popolo e le guerre nascono ogni volta che si interrompe questo intercambio: i contatti diventano chiusi e alla fine portano alla morte.

Il papa ha descritto, gli ostacoli del mondo attuale alla fraternità universale nell’enciclica Fratelli Tutti.

«Mentre, infatti, una parte dell’umanità vive nell’opulenza, un’altra parte vede la propria dignità disconosciuta, disprezzata o calpestata e i suoi diritti fondamentali ignorati o violati. Abbiamo bisogno di costituirci in un “noi” che abita la Casa comune».

Capitolo I, 22 – I, 17

In una società malata che volta le spalle al dolore e che è “analfabeta” nella cura dei deboli e dei fragili, tutti siamo chiamati a farci prossimi all’altro, superando pregiudizi, interessi personali, barriere storiche o culturali, proprio come il buon Samaritano, portato dal papa ad esempio.

«Dunque – afferma Francesco – non dico più che ho dei “prossimi” da aiutare, ma che mi sento chiamato a diventare io un prossimo degli altri». E spiega che «in quelli che passano a distanza c’è un particolare che non possiamo ignorare: erano persone religiose. Questo indica che il fatto di credere in Dio e di adorarlo non garantisce di vivere come a Dio piace. Una persona di fede – dice – può non essere fedele a tutto ciò la fede stessa esige, e tuttavia può sentirsi vicina a Dio e ritenersi più degna degli altri. Ci sono invece dei modi di vivere la fede che favoriscono l’apertura del cuore ai fratelli, e quella sarà la garanzia di un’autentica apertura a Dio».

L’universalità della salvezza profetizzata da Isaia si realizza con l’avvento di Gesù Cristo, annunciato nell’inizio del Vangelo di Marco, oggi ascoltato. L’attesa della venuta del Signore, dunque, non è un tempo morto, di inoperosa passività, di fatalismo disimpegnato.

Affinché l’incontro con il Signore accada, occorre che la strada sia sgomberata e i sentieri non conducano altrove: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri». Nel piccolo dei nostri paesi non c’è da sgombrare solo la strada per Avano: come comunità cristiane possiamo ringraziare Dio Padre per questo nuovo tempo di Avvento, nuova occasione per la conversione, e darci da fare per costruire tra di noi quella fratellanza universale, per una salvezza che raggiunga tutti.

Le domande che ci riguardano suonano così:
Quanto sto accogliendo anno dopo anno l’invito a diventare figlio del Regno, che mi ha raggiunto nel Battesimo?
Quanto mi interessa la mia salvezza individuale e quanto anche la salvezza degli altri?
Quanto sono interessato al mio posto nella comunità e quanto che anche altri abbiano un posto?

don Andrea