Insieme

Cammino Sinodale : “partecipare” ad immagine della Santissima Trinità

In queste settimane, attraverso la riflessione che apre l’Insieme, stiamo andando alla scoperta di cosa sia il Cammino sinodale che anche noi, nelle nostre realtà di Chiesa locale, siamo invitati a vivere da protagonisti. Così che, dopo la pausa estiva, aiutati da coloro che ci rappresentano nel Consiglio pastorale unitario, potremo entrare nel vivo di questo cammino, che papa Francesco, sulla scia dei suoi predecessori e del Concilio Vaticano II, ha proposto alla Chiesa di oggi, e quindi anche a noi.

Questa volta, il titolo di questa riflessione può scoraggiare qualcuno: tira in ballo la Santissima Trinità, che celebriamo in questa domenica. Un modo un po’ astratto di parlare di Dio, di difficile comprensione. Ma per fortuna, a noi credenti che non ne sappiamo molto di teologia, viene incontro il Papa, che ha proprio il dono di saper dire le cose grandi con parole chiare e semplici. Volentieri ci affidiamo a lui, come già altre volte è capitato in questo percorso di conoscenza e scoperta del Sinodo.

Citando la Santissima Trinità e il Cammino sinodale, il Papa afferma:

«Le parole chiave del Sinodo sono tre: comunione, partecipazione, missione. Il Concilio Vaticano II ha chiarito che la comunione esprime la natura stessa della Chiesa e, allo stesso tempo, ha affermato che la Chiesa ha ricevuto «la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo regno costituisce in terra il germe e l’inizio» (Lumen gentium, 5). Due parole attraverso cui la Chiesa contempla e imita la vita della Santissima Trinità, mistero di comunione ad intra (= che riguarda la relazione tra Padre, Figlio e Spirito) e sorgente di missione ad extra (= che riguarda la loro relazione con l’uomo e il mondo creato).

Dopo un tempo di riflessioni dottrinali, teologiche e pastorali che caratterizzarono la ricezione del Vaticano II, San Paolo VI volle condensare proprio in queste due parole – comunione e missione – «le linee maestre, enunciate dal Concilio». (Angelus, 11 ottobre 1970). Anche San Giovanni Paolo II – prosegue Francesco nel suo discorso – volle ribadire che la natura della Chiesa è la koinonia (= la comunione): da essa scaturisce la missione di essere segno di intima unione della famiglia umana con Dio. E aggiungeva: «Conviene sommamente che nella Chiesa si celebrino Sinodi ordinari e, all’occorrenza, anche straordinari» i quali, per portare frutto, devono essere ben preparati: «occorre cioè che nelle Chiese locali si lavori alla loro preparazione con partecipazione di tutti» (Discorso del 7 dicembre 1985).

Ecco dunque la terza parola, partecipazione. Comunione e missione rischiano di restare termini un po’ astratti se non si coltiva una prassi ecclesiale che esprima la concretezza della sinodalità in ogni passo del cammino e dell’operare, promuovendo il reale coinvolgimento di tutti e di ciascuno. Vorrei dire che celebrare un Sinodo è sempre bello e importante, ma è veramente proficuo se diventa espressione viva dell’essere Chiesa, di un agire caratterizzato da una partecipazione vera».

Ciò che il papa afferma non nasce da esigenze di stile, ma di fede. La partecipazione è un’esigenza della fede battesimale. Come afferma l’Apostolo Paolo, «noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo» (1 Cor 12,13). Il punto di partenza, nel corpo ecclesiale, è questo e nessun altro: il Battesimo. Da esso, nostra sorgente di vita, deriva l’uguale dignità dei figli di Dio, pur nella differenza di ministeri e carismi. Per questo, tutti sono chiamati a partecipare alla vita della Chiesa e alla sua missione.

Se manca una reale partecipazione di tutto il Popolo di Dio, i discorsi sulla comunione rischiano di restare pie intenzioni. E’ su questo aspetto che siamo invitati a riflettere e a fare dei passi in avanti.

Possiamo domandarci: e io? Partecipo alla vita della comunità? E se sì, come? In modo attivo o passivo? Propositivo o rassegnato? «Partecipare tutti: è un impegno ecclesiale irrinunciabile! Tutti battezzati, questa è la carta d’identità: il Battesimo» (Francesco).

don Andrea