Insieme

Cammino Sinodale : lo Spirito santo ci riunisce nell’unico Corpo di Cristo

La festa del Corpo e del Sangue di Cristo ci ricorda che l’Eucaristia è il centro della vita dei credenti. Non solo circa la celebrazione della santa Messa, culmine e fonte della vita cristiana, ma anche circa la forma della vita cristiana stessa. Purtroppo, nei secoli, quel pane azzimo che Gesù ha spezzato all’ultima cena, nella celebrazione eucaristica è diventato così essenziale da diventare un disco di acqua e farina che poco ricorda la forma del pane… e poi, per comodità, ad un certo punto ha smesso di essere preparato dalla comunità che celebra, ma acquistato già confezionato nella forma dell’ostia del celebrante e delle particole destinate ai fedeli. Così che il simbolo del pane si è talmente impoverito, da non essere più capace di rimandare immediatamente al suo significato.

Prima della pandemia, molti sacerdoti, me compreso, usavano consumare solo un frammento dell’ostia grande, condividendo con i fedeli le parti restanti, insieme alle particole. Mi è capitato più volte di raccogliere la commozione di chi ha provato a ricevere al posto della particola un frammento dell’ostia grande, quasi che in esso ci fosse “un po’ più di Gesù” che non nella stessa particola.

Ma anche se il segno si è impoverito, continua a raccontare la stessa verità di sempre: le particole sono “piccole parti” dell’ostia grande. In ognuna di esse come nella stessa ostia si rende presente lo stesso Cristo Signore, con la sua presenza viva e vivificante, perché Gesù stesso ha detto: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6, 51).

Nella preghiera eucaristica, mentre facciamo memoria, secondo il comando di Gesù, della sua passione, morte e resurrezione, noi facciamo una duplice invocazione allo Spirito Santo. Chiediamo innanzi tutto che venga e riempia della sua presenza il Pane e il Vino perché diventino il Corpo e il Sangue di Cristo. E un attimo dopo lo invochiamo su di noi, che partecipiamo di quell’unico Pane e di quell’unico Calice, affinché “siamo riuniti in un solo corpo”. E questo corpo è la Chiesa, cioè il Corpo di Cristo ancora presente nella storia, grazie all’azione dello Spirito Santo.

Nel Vangelo di questa festa, di fronte alla folla dei cinquemila uomini che si erano radunati per Lui, che ora sono affamati alla fine di un giorno in una zona deserta, gli apostoli suggeriscono a Gesù di rimandarli, perché ciascuno vada e provveda per sé a procurarsi il cibo necessario. Ma questa è la logica vecchia, quella del peccato, dove come nuovi Adamo ed Eva gli uomini provvedono da sé al loro sostentamento, e sono divisi tra loro, chiusi in un egoismo che accorcia la vista e non fa vedere che se stessi e i propri bisogni e fa perdere di vista le necessità e i bisogni del prossimo. Gesù rompe le catene di questa mentalità individualistica e segnata dal peccato, invitando i discepoli a fare qualcosa di nuovo: «date loro voi stessi da mangiare» (Lc 9,13). E l’evangelista narra con gli stessi verbi dell’Eucaristia il miracolo della moltiplicazione di quei cinque pani e due pesci: «Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla», (Lc 9,16) annotando con sorpresa che in questo modo: «Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste» (Lc 9,17).

Mentre in questa festa ci riconosciamo riuniti nell’unico Corpo di Cristo, invochiamo lo Spirito Santo perché chi guarda a noi comunità cristiana, ci riconosca uniti per il nostro stile di vita condiviso, conformato a quello di Gesù. Lo Spirito Santo ci dia la forza di vivere la vita del dono di sé e della condivisione aperti ai bisogni del prossimo, affinché con la nostra quotidiana testimonianza andiamo ad evangelizzare la cultura, l’economia, la politica, gli ambiti della vita sociale dell’uomo, e la mentalità di sfruttamento con cui abitiamo la casa comune del mondo, perché tutti, e non solo pochi, siano saziati nella loro fame di vita e sete di giustizia.

don Andrea