Insieme

La menzogna pubblica

La terra che ha dato i natali a Gesù ha sempre faticato ad avere pace e ad essere libera. Due secoli prima della nascita del Messia, e prima dell’occupazione dell’Impero romano, è stata la volta dei Greci, che, intendendo ellenizzare il territorio: con la forza costringevano il popolo ebraico a tradire le tradizioni dei Padri. E’ in questo contesto che si colloca la vicenda dell’anziano scriba Eleazaro, narrata nella prima lettura della Messa, dal Libro dei Maccabei.

Un tale Eleazaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell’aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e a ingoiare carne suina. Ma egli, (…) s’incamminò volontariamente al supplizio, sputando il boccone.

2Mac 6,18.19.20

Ciò che rende quest’uomo esemplare, non è il suo rifiuto di mangiare carne proibita agli Ebrei. E’ piuttosto il fatto di aver rifiutato di mettersi una maschera e di fingere davanti a tutti per avere salva la propria vita. Degli amici di vecchia data, incaricati di sovrintendere al banchetto sacrificale pagano, suggeriscono ad Eleazaro di fingere di mangiare carne suina, ingannando l’imperatore, ma anche la gente del suo popolo, per la quale era un riferimento. Di fatto quelli sostenevano che la menzogna pubblica è legittima, almeno quando si tratta di salvare la vita privata. E’ proprio così?

L’anziano scriba si oppone a questa convinzione perché vede ben oltre il proprio tornaconto personale: quello di avere salva la propria vita. Certo, egli è un uomo tutto di un pezzo, afferma l’autore sacro, coerente con se stesso fin da quando era giovane, e anche ora che ha novant’anni suonati. Ma ha davanti agli occhi i giovani, le nuove generazioni, alle quali vuole lasciare un “nobile esempio” di coerenza. Infine ha nel cuore la sua fede, che lo richiama al debito di fiducia che ha nei confronti del suo Dio, a cui vuole rimanere fedele, pur a prezzo della vita.

In una società come la nostra e anche nelle comunità cristiane mondanizzate, nelle quali prevale l’individualismo, tutto diventa relativo, relativo a se stessi: la verità, il bene, il male, il giusto, persino Dio… non ci si misura più con i criteri oggettivi stabiliti dalle leggi (religiose o civili che siano); e non si valutano più gli effetti delle proprie azioni sugli altri, nemmeno di fronte ai più giovani, che sono i più indifesi e i più condizionabili.
In una società come la nostra, e anche nelle nostre comunità cristiane mondanizzate, lo scandalo viene con piacere ostentato e posto sotto gli occhi di tutti con clamore, e il colpevole viene additato come se il male che compie è tutta colpa sua. Si evita però di interrogarsi come collettività, sul fatto che ciò che uno commette, nel bene o nel male, non è mai solo farina del suo sacco, ma è sempre anche il prodotto del mondo nel quale egli vive. Nel Vangelo di questa domenica, nel quale Gesù condanna gli scandali e chi li produce, nel gridare la sua severa invettiva, prima di scagliarsi contro chi è autore di scandali, si rivolge innanzi tutto al mondo: “Guai al mondo per gli scandali!”

Se da una parte, dunque, non bisogna togliere responsabilità al singolo fino a dire che il male che compie è tutta colpa della società, dall’altra nemmeno si deve scaricare sul singolo tutta la colpa del male, con l’inconfessato intento di far risultare tutto il resto della società innocente. La complicità, prossima o remota, al male che tutti rischiamo di avere è alla base del monito rivolto da Gesù di non accettare alcun compromesso, operando anche misure drastiche che impediscano ai piedi di andare dove è male, alle mani di fare ciò che è male, agli occhi di guardare a ciò che è male.

A. Fumagalli

La Parola di Dio invita i credenti a vigilare gli uni sugli altri prima nella comunità cristiana, e poi a vigilare perché anche nella comunità civile vengano adottate tutte quelle misure predisposte allo scopo, per aiutarci a compiere il bene, e per sostenerci a fuggire il male. Contro ogni menzogna pubblica, contro l’individualismo, per amore della giustizia e della verità, per il bene comune, perché ci si salva solo insieme.

don Andrea