Insieme

E’ la preghiera a fare la chiesa

il vescovo Mario ha presentato la lettera pastorale a Lecco

Una serata di riflessione, raccoglimento nella preghiera, grande musica e letteratura. Questo il clima vissuto da molti fedeli sacerdoti e religiose, che hanno affollato la Basilica di San Nicolò a Lecco, lo scorso martedì per scoprire il senso della Lettera pastorale del vescovo: Kyrie, Alleluia, Amen.

Perché pregare?

Presentando il tema della preghiera, il vescovo Mario non ha nascosto «le critiche perché pareva ad alcuni che – con tutti i problemi di oggi, come la guerra, la pandemia o la crisi economica – fosse un ripiegarsi su cose interne alla Chiesa». «Eppure – prosegue – ho la persuasione che la Proposta pastorale decisiva sia l’anno liturgico, cioè la celebrazione del mistero di Cristo incarnato, che ha predicato il Vangelo, è stato condannato, è morto ed è risorto. Un mistero che mai, come in questo tempo, rischia di essere irrilevante nella vita delle persone e persino delle nostre comunità, che sono generose, ma nelle quali queste opere così meravigliose vengono raccontate con tristezza, guardando solo al lamento e a quello che manca». Come a dire che le opere buone sembrano viaggiare parallele alla preghiera, senza fecondarsi reciprocamente e incontrarsi raramente.

«Non ho voluto scrivere un’enciclopedia sulla preghiera, ma vi invito a riflettere sul perché la preghiera, la celebrazione, l’Eucaristia non trasfigurano la vita. Talvolta constatiamo che usciamo di Chiesa come siamo entrati, senza la gioia di cui parlano i Vangeli».

Che fare, quindi?

«In sostanza bisognerebbe imparare a celebrare la Messa, a curare la celebrazione perché non sia solo un rito perfettamente o imperfettamente eseguito, ma perché divenga l’incontro che trasfigura la vita. L’incontro con Gesù non sia solo un invito a pregare di più, ma quella trasfigurazione che mette in noi una gioia e una speranza invincibili. Se Cristo è risorto, la morte è vinta: dobbiamo per questo avere speranza, avere l’esigenza della carità esigente, costante, attenta ai rapporti, sentire la responsabilità della missione, dell’edificazione della Chiesa dalle genti con l’urgenza di portare il Vangelo a questo mondo che con tutto quello che fa è comunque disperato. Dobbiamo essere donne e uomini di preghiera, perché partecipiamo alla preghiera liturgica, perché da lì scaturisce quella personale e deriva l’intraprendenza di persone che pregano anche se non c’è Messa o il sacerdote. Gente di preghiera perché la preghiera non sia una pratica come un’altra».

La consegna.

Da qui la consegna del compito ai Consigli pastorali «che devono elaborare il percorso di questo anno che si apre; che vivono la riduzione dei numeri non come una penitenza, ma come un’esperienza spirituale in cui Gesù è presente. I Consigli sperimentino così il loro servizio, provino a leggere la Proposta attraverso le tre parole della liturgia che ho utilizzato come titolo:

Kyrie, che significa riconoscere Gesù presente e consegnargli la vita;
Alleluia, che è il canto corale dell’assemblea di Pasqua che sperimenta la gioia;
il sì dell’Amen.
I Consigli si interroghino su come la preghiera della comunità faccia la Chiesa: curino il canto, le letture, i chierichetti, l’ordine e i fiori e anche il congedo dei fedeli alla fine delle celebrazioni. Per fare questo si seguano i corsi di formazione che la Diocesi offre». E, poi, naturalmente, l’attenzione alla preghiera nelle famiglie, per cui l’Arcivescovo annuncia la pubblicazione de Il libro della nostra preghiera, «per superare l’imbarazzo di pregare in casa».

E ancora:

«Occorre chiedersi come promuovere e formare i Gruppi di ascolto della Parola perché si rinnovino; come animare la preghiera delle città e dei Comuni, magari aprendo chiese che sono chiuse, per radunarsi insieme a recitare il Rosario, la Liturgia delle Ore. Si valorizzino coloro che vivono la vita consacrata come persone che pregano e sanno insegnare a pregare. Cerchiamo anche le modalità per partecipare alla Preghiera mondiale del Papa (l’Apostolato della preghiera di un tempo)».

E conclude:

«Desidero incoraggiarvi: io prego per voi e confido che voi preghiate per me».

(da chiesadimilano.it)